Ti sposerò perchè

Sulla scia di tutte le chiacchiere, le polemiche, gli scontri, i pirelloni e le manifestazioni che hanno ruotato intorno al family day della scorsa settimana, devo per forza giungere anch'io ad esprimere la mia opinione fondamentalmente articolata in questo senso: per quanto io sia favorevole al matrimonio omossessuale, ancor più sono contraria a quello eterosessuale. Ora vediamo di spiegarci.
Tutto il mio ragionamento parte da una mia personale concezione del matromonio, ovviamente. Non sono credente, religiosa, spirituale: non credo in un accidente e quasi quasi, questa circostanza complica le cose.
Se in me ci fosse la speranza, la credenza, la certezza di un essere superiore che sovrasta tutte le nostre teste, ecco: probabilmente sarei favorevole al matrimonio, quello religioso, a prescindere da quale sia la religione. Credo che sarei felice di chiedere all'essere superiore di turno, chiunque sia il reggente in carica, di benedire la mia unione. 
Non essendo credente, ovviamente per me l'unico matrimonio che conta è quello civile, la registrazione davanti allo Stato, il pubblico riconoscimento di essere una coppia che si è giurata eterna fedeltà, assistenza morale e materiale, collaborazione nell’interesse della famiglia e coabitazione. Che poi è anche l'unico che "conta" veramente.
Due cose da dire sul punto:
1) una volta mi è stato obiettato che sono io che la vedo così, che per chi è credente quello che "conta" è il matrimonio religioso. Stiamo molto calmi. Perchè io gli darei pure ragione se si trattasse di un matrimonio religioso punto e basta, cristiano, cattolico, celtico, indiano o quello che deve essere. Però siamo nell'epoca in cui il prete, quando finisce di celebrar messa legge il codice civile e chiede di apporre delle firme alla presenza di testimoni. Non voglio dire che non sia legittimo, ma quello che si insegue qua non è la benedizione divina, ma la pensione di reversibilità nel caso in cui il "finchè morte non ci separi" giuga prima del tempo. E quella non è che te la paga lo spirito santo.
2) è davvero necessario sentire la necessità, perdonatemi la ripetizione, che per essere fedeli, assistere l'altro  materialmente e moralmente, collaborativi nell'interesse della famiglia e per coabitare sia stato preso pubblicamente un impegno, finchè divorzio non ci rovini? 
Nella mia personale visione, credo che sarebbe già abbastanza auspicabile incontrare una persona con la quale si decida di andare a convivere, anche senza tutto il cerimoniale che vi si può trovare alle spalle. Perchè un conto è vivere una relaizone ognuno a casa propria, magari anche una relazione che dura da tanti anni e sufficientemente stabile, ma quando si decide di andare a vivere insieme, magari comprando casa, magari aprendo un mutuo millenario o semplicemente ristrutturando ciò che già si ha a disposizione, vendendosi anche un paio di organi pur di avere il piano cottura della chissà quale pietra preziosissima importata dall'antico oriente, è come se si fosse già deciso e già meditato sul voler portare avanti l'intera propria esistenza con quella persona, e la relazione passa automaticamente su un altro livello. L'impegno di voler essere fedeli, assistere l'altro materialmente e moralmente, collaborativi nell'interesse della famiglia e di coabitare è già stato assunto privatamente all'interno della coppia. Probabilmente il massimo grado di felicità alla quale si può ambire è quello di svegliarsi quotidianamente accanto ad una persona ed andare a dormire accanto alla stessa persona tutte le sere solo perchè si ha voglia di farlo, senza imposizioni di "si deve far così" e\o, ancor peggio, per paura di recriminazioni di sorta. Si tratta di un rapporto probabilmente ancora più solido perchè basato sulla "sola" fiducia riversata dall'uno nei confronti dell'altro.
Che poi uno dice "sola", ma mica è così facile trovarla. Mica è così facile sentirla, mica è così facile dimostrarla. Una volta ho sentito una frase che mi ha colpito molto: "la fiducia è un'orchidea: bella ma delicata". Fidarsi di qualcuno non è facile, soprattutto se si è già vissuta una situazione in cui la fiducia che si era riposta è in qualcuno è stata disattesa tragicamente. Però poi è così tanto drammaticamente autosufficiente.
Tra l'altro, solo che in questa parte del mio ragionamento mi sono venute in mente una serie di digressioni sul tema che meriterebbero certamente la mia attenzione ma che mi riservo di trattare in altri momenti per limitarne la portata.
La domanda a questo punto sorge spontanea: questo significa che non ti vorrai sposerai mai? Ovviamente mai dire mai nella vita. I matrimoni si fanno in due: mi pare ovvio che se mai inconterò qualcuno che ci terrà moltissimo ad ufficializzare l'unione, non sarò certo io ad impedirglielo con tutte le mie forze. Ovviamente non potrei mai accettare una cerimonia religiosa, mi sembra chiaro sulla base di quanto ho detto sopra. Si tratterebbe di una cerimonia civile, che io nel mio piccolo riterrei magari superflua, ma se fa piacere alla controparte, perchè no?
Ed in ogni caso, solo gli stupidi non cambiano mai opinione. Oggi solo citazioni colte.
Partendo da questo presupposto, il ragionamento non può che estendersi all'argomento caldo. I matrimoni tra persone dello stesso sesso. Posto che comunque l'argomento deve essere circoscritto ai soli matrimoni civili, i puristi della "famiglia tradizionale" figlia delle sacre scritture e discendente direttamente dal seno di mamma Maria, quella che ha partorito vergine, per capirci, papà Giuseppe e figliolo Gesù, possono stare tranquilli. Perchè qui nessuno sta pretendendo di modificare la vostra "etica", se ci tenete a chiamarla così, la vostra morale o, in ogni caso la vostra amata "tradizione". Qui si sta parlando di matrimoni civili, che nulla hanno a che spartire con la vostra amata chiesa, qualunque chiesa essa sia, ma solo e soltanto con uno Stato. Civile, dicono.
Volendo analizzare la questione dal lato più cinico e materiale di questo mondo, il matrimonio è un accordo, scritto. E' una volontà, espressa tra due persone, che comporta delle conseguenze, prima di ogni altra, economiche. Patrimoniali. E' di solare evidenza che le conseguenze "morali" del matrimonio non discendono di certo dall'ufficializzazione dell'unione. Tutti i doveri di cui tanto si diceva prima se una persona se li sente dentro di sè, se li sente a prescindere. Con l'ufficializzazione derivano una serie di altre circostanze, che sono sacrosante. Anzi, bisogna dirlo meglio: derivano dei DIRITTI che, in quanto tali, devono essere riconosciuti dallo Stato. Uno stato civile non può permettersi di discriminare, di imporre una propria etica, di decidere a chi applicare dei diritti ed a chi no. 
Non confondiamoci: non si sta dicendo che l'etica ed il diritto sono due cose che non stanno insieme. Fortunatamente, buona parte del diritto penale ha a che fare con l'etica. Uccidere è sbagliato, lo dice la nostra morale e lo dice l'articolo 575 del codice penale. Poi però ad un certo punto l'etica deve uscire dal discorso ed interviene solo e soltanto la regola imposta dallo Stato: è vietato uccidere. Chiunque. Anche un pedofilo-assassino-maltrattatori di animali domestici. E' reato, punto, anche se il mondo senza quella persona sarebbe certamente un posto migliore. Tutti hanno diritto alla vita: anche quel pedofilo-assassino-maltrattatori di animali domestici. 
Non si capisce come a questo punto della storia dell'uomo nel nostro paese non siamo arrivati a riservare, anche per quel diritto chiamato matrimonio, lo stesso trattamento. Non siamo ancora arrivati al punto in cui lo Stato si separa da quella "etica", che ormai non si comprende neanche più bene da cosa derivi, per cui siano legittimati a formare una coppia di individui, meritevoli pubblicamente di tutela, solo soggetti di sesso opposto e non soggetti dello stesso sesso. Il ragionamento è esattamente lo stesso, uno Stato che pretenderebbe di essere chiamato civile dovrebbe, quantomento, ritenere di separare tale visione ed applicare la regola dello Stato nel modo meno discriminatorio possibile per tutti gli individui. Cittadini di un paese che chiude gli occhi davanti alla loro situazione, come se fingere che il "problema" non esiste lo facesse venire meno. Siamo nuovamente al punto di prima: queste coppie non hanno di certo bisogno del benestare dello Stato per esistere. Si tratta di coppie di persone che quotidianamente affrontano i piccoli e grandi drammi della giornata, dall'alito pesante del compagno quando ci si sveglia la mattina alle assemblee di condominio sulle termovalvole, con la vecchia del terzo piano che pretenderebbe di non cambiare la caldaia vecchia di 30 anni, perchè i costi si ammortizzano in 10 anni... e lei di certo non prevede di vivere ancora altrettanto. Accettato che l'unione esiste, qua non gli si garantisce tutto il pacchetto di diritti che ne dovrebbe conseguire. Il sistema ha una falla, il che non è accettabile. 
Tra l'altro ero convinta di aver già disquisito una volta circa l'indotto che nascerebbe dietro ai matrimoni omosessuali, magari ne parlerò un'altra volta in una delle tante digressioni sul tema che mi sono venute in mente, per il momento si sappia solo che, secondo me, andremmo molto vicino a sanare il debito pubblico una volta per tutte.

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