La filosofia dell'harleydavidsonista medio

Sono arrivata alla conclusione che dietro ad un medio proprietario di Harley Davidson ci deve essere una vera e propria scuola di pensiero, solo che per il momento ancora mi sfugge il messaggio. 
Passaggio n° 1: come riconoscere un harleydavidsonista? E' questione di orecchio, basta aprirne uno ed è facile rintracciarne un esemplare: la ricerca non sarà così difficile e non sarà neanche necessario tendere tale orecchio con grande impegno, il baccano che si porterà dietro sarà facilmente intuibile. Se è a bordo del suo bolide il gioco è facilmente risolvibile volgendo lo sguardo su di lui. Se cercherà di mimetizzarsi allontanandosi con fatica ed immane sofferenza emotiva da questa sua costola l'udito potrà ancora essere utile a riconoscere il peggiore heavy metal della storia, magari in italiano, magari cantato dal lui stesso: perchè sì! L'harleydavidsonista medio deve avere un gruppo hard rock \ heavy metal ed aderire pienamente al clichè poichè non sia neanche intuibile che ha egli stesso una testa ed una personalità, anche se nel segreto della sua cameretta ascolta Povia.
Passaggio n° 2: gli amici dell'harleydavidsonista. Tutti harleydavidsonisti pure loro, tutti con lo stesso mezzo sotto il sedere, tutti con lo stesso look, come a chiudere un circolo vizioso perchè essendo loro harleydavidsonisti non potranno che avere a loro volta solo amici harleydavidsonisti. Come fossero una setta.
Passaggio n° 3: il look dell'harleydavidsonista. Fondamentale. E' un look talmente sciatto da volerci impegno per ottenerlo, negozi giusti che vendano certi tipi di giacche, bandane, cinture e pellami vari. Non si può dire che l'outfit dell'harleydavidsonista medio sia cruelty free. Chiaramente, però, non è solo l'abito a fare il monaco: ci vuole anche un certo portamento personale. Se è uomo è necessaria una buona massa muscolare, qualche tatuaggio deturpato dalla forza di gravità delle primavere alle sue spalle, capelli lunghi lavati poco e male (quindi belli unti e sfibrati allo stesso tempo - chiaramente fenomeno fisico di difficile realizzazione per la quale è necessario grande impegno, ndr) da portare anche nell'ipotesi in cui il trascorrere del tempo sia stato impietoso all'altezza delle tempie: non fa niente, possono benissimo crescere quelli dietro. E' possibile anche passare sopra al dettaglio della massa muscolare: nel caso in cui l'unica curva cresciuta sul corpo di uno di questi valorosi uomini non sia il bicipite ma la pancia, nulla vieta al nostro di far parte del club, l'importante è non avere vergogna del proprio fisico e mostrarsi in ogni caso al pubblico con canottiere bianche da idraulico o, addirittura, per i meno temerari, anche a petto nudo mentre si fa finta di imbullonare qualcosa di vitale e molto sporco sotto alla moto. 
Se si è donna, in apparenza, ricercare il giusto look è più difficile. Chiaramente è necessaria la stessa divisa d'ordinanza fatta di pellami e borchie, sotto il punto di vista del portamento però la natura ha giocato contro cercando di fornire un minimo di classe, buon gusto e amore per la pulizia. Superati però questi ostacoli, una volta che si è imboccata la via del capello lungo, si sono abbandonati in autostrada spazzola, balsamo e amor proprio, si è aspettato che una dignitosa peluria sia cresciuta sopra al labbro in modo da tenere compagnia alla distesa di punti neri che dimorano sul naso, il gioco è fatto: si è pronti ad entrare nel club! O come mogli o come vere e proprie riders.
Passaggio n° 4: le gite dell'harleydavidsonista. Sia chiaro: una volte le l'harleydavidsonista medio si è munito di tutto l'armamentario necessario (moto, look, amici, grasso corporeo, sudore, etc) non può mica lasciarlo nel box a marcire, è necessario uscire e farlo nel modo più rumoroso possibile. Prima di tutto l'harledavidsonista non esce mai solo, raduna tutta la compagnia e va alla ricerca di mete sconosciute. C'è anche chi sostiene che si limitino solo a girare in tondo per far bella mostra di se, ma sono solo illazioni. Una volta in strada, inforcata la bandana, la moglie e la moto, l'harleydavidsonista cerca di farsi largo tra la folla. A dire la verità non è quel tipo di motociclista che punta ai 180 km\h non appena vede un rettilineo, piuttosto sente la necessità di farsi vedere, se stesso e la potenza del bolide di cui è al comando, quindi cerca uno spazio per se nel traffico senza neanche superare il limite di velocità imposto, con grande rammarico di tutti gli altri frequentatori delle carreggiate ai quali frullerà il cervello. Nel gruppo di gitanti spiccherà in fretta il leader, quello che detterà strada e che verrà ubbiedientemente seguito da tutti gli altri. Questi in coda non dovranno soltanto seguire la sua direzione ma sono tenuti a fare gruppo: ma bada bene! Non un gruppo disordinato, una dilegente fila indiana che potrà in questo modo essere ammirata anche da lontano. Certamente: perchè dal loro punto di vista tutto ciò non è solo uno sciame rumoroso di matti privi di qualsiasi altra idea più normale nella quale investire il proprio tempo e denaro, ma una beltà di rango difficilmente imitabile. 
Può tuttavia accadere che la natura compatta del gruppo strida con le normali regole di educazione stradale. Nel momento stesso in cui un ignaro motociclista o automobilista viene superato dal leader può stare certo: a breve verrà inglobato in una fitta rete di rumorosi colleghi fino a che anche l'ultimo non avrà ripreso il proprio posto nella scia. A nulla rileva il fatto che l'automobilista \ motociclista estraneo al tutto non voglia certo disturbare la corsa ma semplicemente proseguire per la propria strada: in breve tempo qualcuno condividerà con lui la corsia (soprattutto se si tratta di un motociclista-senza-Harley - quindi di razza inferiore, ndr), soprassedendo sul dettaglio, che pur viaggiando anch'esso su due ruote, ha circa la stessa stazza di un automobile e sarebbe opportuno che certi giochi di agilità se li evitasse.

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