Questione di sguardi

Questa mattina mi sono imbattuta in uno fra i tanti articoli che per la rete, a spasso per le varie testate più o meno giornalistiche, è possibile imbattersi anche senza fare ricerche specifiche. L’articolo è piuttosto datato ma, ad attirare la mia attenzione è stata la sua pubblicazione su una testata che, sinceramente, credevo e speravo che fosse un po’ meno schiava di certe logiche commerciali, titoli sensazionalistici acchiappa views e tutto quello che vien di seguito. Alla fine del mese abbiamo tutti bisogno dello stipendio sul conto, lo capisco e non accuso nessuno. Però lasciatemi dire anche la mia.
Il tema è quello degli sfratti, degli inquilini morosi e degli ufficiali giudiziari che giustamente fanno il loro lavoro. Perchè è un lavoro, non una vocazione personale, non un atto di libera iniziativa condotto per senso di giustizia. Ovviamente l’articolo, come molti altri, dipingeva il quadro della famiglia disperata, del padre che ha perso il lavoro dei pochi spicci rimasti in cassa per sopravvivere, una scena umana e straziante di drammatica quotidianità, purtroppo sempre meno rara. Sullo sfondo di questo momento di crisi dell’essere umano e di fallimento dello Stato c’erano l’orco cattivo padrone di casa e quel triste mietitore dell’ufficiale giudiziario che li guarda negli occhi e non prova pietà per loro. Al di sotto dell’articolo la solita sfilza di commenti caratterizzati dal populismo più esasperato: “Ricordo che spesso le case in affitto si pagano da sole dato che l'affitto stesso è spesso usato per pagare il mutuo” tuona uno, “è comune che le case date in affitto non brillino certo per comfort e altre amenità quindi consiglio ai cari investitori sfruttatori della altrui mano d'opera di darsi una calmata e ringraziare che ancora riescano ad affittarle le loro case” rincara l’altro. E via così, perchè non è che questi esempi siano casi isolati sotto un certo tipo di notizie. Un’invocata continua battaglia storica tra i grandi possidenti terrieri e i poveri, la lobby dei proprietari disposta ad essere ricca, sempre più ricca, a danno degli “altri” che vengono sfruttati con l’appoggio del Sistema disposto ad insistere perchè siano sempre più poveri.
Lasciatemi dire la mia, perchè certi titoli sensazionalistici certamente sono in grado di attirare l’umana compassione e fare leva sui grandi numeri che girano oggi intorno al meccanismo delle esecuzioni per rilascio di immobile fa apparire lo Stato come il boia che cala spietato la sua lama. Però la realtà dei fatti non è proprio ed esattamente questa ed io, che per professione e per vocazione, spesso mi ritrovo dall’altro lato della barricata, con un filo di oggettività e un nonsochè di umiltà, son qui a proporre un altro punto di vista sulla problematica. Permettetemi una prima premessa: non sono qui a negare che la realtà composta da grandi proprietari immobiliari, individui che all’attivo hanno decine immobili e per professione si occupino esclusivamente della loro gestione. Esca dalla testa del lettore che sia questa la mia intenzione. Tuttavia non sono questi soggetti che fanno quei grandi numeri di cui i giornali parlano, non sono questi soggetti che fanno notizia.
La realtà quotidiana dei fatti è formata da persone che di seconda casa ne hanno una sola, spesso ereditata, altre volte una prima casa acquistata prima di sposarsi o andare a convivere altrove. Capita addirittura che ci si debba muovere per lavoro, perchè il lavoro o l’amore o l’amore per il tuo lavoro ti possono obbligare a cambiare casa, realtà, regione o forse Stato, ma porta anche delle spese o degli oneri maggiori, come quello di dover prendere in affitto un altro appartamento dove fermarsi temporaneamente… e perchè non affittare il vecchio per arrotondare le entrate a fine mese?
E’ necessario uscire, soprattutto di questi tempi, dall’ottica della battaglia tra ricchi e poveri… perchè qui siam tutti con le pezze al cavallo dei pantaloni. Chi più, chi meno. A prescindere da quel che ne pensa Napalm 51, il canone di locazione difficilmente viene usato per pagare il mutuo. Capita decisamente più spesso che sia appena appena sufficiente perchè a fine anno si riescano a coprire tasse e spese di amministrazione perchè la tassazione delle c.d. “seconde case” è giunta a livelli completamente slegati dalla realtà. Se poi, per qualche sciagurata ragione il condominio fosse costretto a compiere degli interventi di manutenzione, al tetto, alla facciata, alla caldaia, lavori necessari e urgenti o semplicemente di ristrutturazione che siano, ecco che essere proprietari di un immobile si trasforma automaticamente in una perdita. Ma una di quelle che ti portano a chiedere dei finanziamenti.
Perchè non venderlo allora? Avete dato un’occhiata al mercato immobiliare di questi tempi?
Si aggiunga una seconda premessa: io non sono qua a negare che dei casi di reale e concreta disperazione esistano. Purtroppo lo stato economico delle cose ha fatto crollare ogni certezza, il lavoro che pareva stabile può capitare che non si riveli tale improvvisamente, le società falliscono, i dipendenti vengono licenziati, l’occupazione può venire a mancare per una serie di ulteriori sciagurate evenienze che neanche è il caso di stare qua ad elencare, perchè mai potrebbe essere un elenco esaustivo. Possono capitare malattie, disastri naturali, eventi catastrofici… perchè purtroppo in Italia siamo abituati anche a questo.
Facciamo un respiro a pieni polmoni e riscopriamoci più ottimisti che mai: tutti i “brutti” numeri non appartengono a casi umani. Oltre ai casi che “fanno notizia”, alle situazioni disperate che vengono raccontate, c’è tutto un sottobosco di soggetti particolarmente fantasiosi.
Partiamo da un altro presupposto ancora: la proprietà è un diritto, lo riconosce la legge e lo riconosce la costituzione e chiunque sia nato da questo lato del globo terrestre da almeno 250 anni a questa parte è in grado di riconoscerlo ed apprezzarlo. La legge - quella contro la quale tanto ci accaniamo e con la quale tanto ce la prendiamo perchè non ci protegge - non solo prevede tale diritto ma anche i mezzi e le misure per poterlo tutelare. Quell’orco cattivo del padrone di casa forse può essere riconsiderato come un po’ meno cattivo ed un po’ meno orco se ci prende in considerazione che in ognuna di queste tristi vicende che finiscono in tribunale in primo luogo ciò che è stato leso è un suo diritto e triste mietitore dell’ufficiale giudiziario non è altro che un mero esecutore di quello stato di diritto di cui tanto ci si lava la bocca.
Il diritto di proprietà non può essere concretizzato nel solo “godere e disporre di un bene” come i manuali vorrebbero insegnarci, qualunque mente semplice è in grado di comprendere che è sacrosanto diritto di ognuno di noi quello di non farci rompere le scatole da terzi: con un contratto di locazione non si fa altro che assumersi un reciproco impegno a non rompersi le scatole a vicenda. Io ti lascio casa mia, facci quello che ti pare ma pagami la somma che abbiamo pattuito. Così il conduttore ha diritto che nessuno gli venga a pestare i piedi a casa sua, purchè continui a rispettare i termini dell’accordo. E’ sacrosanto: io proprietario della gestione quotidiana di quell’immobile non voglio sapere più niente, almeno nei termini di quanto la legge mi permette di disinteressarmi.
Se l’inquilino smette di pagare il proprietario vede turbata quella tranquillità che pensava acquisita. Perchè molte volte gli sfratti per morosità finiscono davanti al Tribunale con molti mesi, a volte anni di impagati alle spalle? Perchè il proprietario non ha voglia di farsi rompere le scatole e finchè la questione non diventa grave è anche disposto ad aspettare, chiudere un occhio, sollecitare con gentilezza.
Poi però le cose diventano gravi e dal gravi al gravissime il passo è breve, perchè è tempi dei Tribunali sono lunghi, infiniti, una volta data la pratica in mano ad un legale e non c’è verso che le cose non diventino gravissime. La procedura di sfratto è già un rito “veloce”, privilegiato, a tutela della proprietà. Talmente a tutela della proprietà che tra il primo atto e l’effettiva uscita di casa del moroso passano due o tre anni.
Con questi dati alla mano, considerando un lasso di tempo di due \ tre anni, oltre all’effettiva morosità giunta al limite di infastidire il proprietario, come si può dare tutta la colpa alla crisi, allo Stato, al sistema? Si tratta di due \ tre anni in cui l’inquilino è rimasto tranquillamente in casa, una casa che non è la sua, senza pagare una sola lira, senza provare ad andare incontro alle esigenze degli altri, senza essersi impegnato un minimo. Perchè se solo si fosse presentato davanti ad un Giudice con 100 euro in tasca offrendoli al proprietario l’intera procedura si sarebbe interrotta, forse solo sospesa o in qualche modo sarebbe potuto arrivare ad un accordo. Quando si arriva all’ufficiale giudiziario che ti entra in casa buttando giù la porta di acqua sotto i ponti ne è passata fin troppa.

Commenti