Fuori da un evidente destino - Giorgio Faletti

Partiamo da questo presupposto: Giorgio Faletti ci sapeva fare. Di brutto. Con questo fuori da un evidente destino ci conduce  a mille chilometri di distanza dalla nostra confort zone: siamo in Arizona, terra di Navajo, altri usi e costumi e tradizioni che fanno a scontrarsi, inevitabilmente, con l'america più occidentalizzata a noi più familiare trattando la materia con talmente tanta padrnanza da non farci dubitare per un solo istante delle sue parole. 
Non è immediato affezionarsi ai personaggi, soprattutto perchè sono tanti, perchè ognuno ha una sua personalità netta e dei tratti distintivi ai quali è necessario fare ben attenzione man mano che li si incontra, insomma: non possiamo lasciar fare all'istinto. Eppure, inevitabilmente, si riesce ad entrare nella testa di tutti, li si comprende e ci si immerge nell'avventura in maniera tanto profonda ed inaspettata da farti interrogare seriamente su quale possa essere la soluzione del mistero. 
Qualche giorni fa stavo parlando con qualcuno circa l'importanza che per me ha il finale di un libro. Pesa moltissimo, il caso one day è ancora piuttosto attuale nella mia mente. Il finale certamente non detta se personaggi sono pen fatti, se libro è noioso o scorrevole, se scritto bene o se la prosa cespica a tratti. Però il finale è ciò che segna la storia, ciò che la determina e ciò che mi fa decidere se un libro è da consigliare o no. Ecco: io con il finale di questo libro ho un serio problema: non lo condivido affatto. Il mio interlocutore insisteva fortemente sul fatto che se un libro è bello è bello e basta, lo sai già a metà romanzo: tutto il resto è gusto personale. Sì... ma no. Perchè fino a tre pagine dalla fine del romanzo ero seriamente convinta di approvare in pieno la lettura, però no. 
Ho come la sensazione che il finale che si è trovato a questa storia in realtà non sia in grado di concludere un bel niente, svela certamente quale fosse il mistero dietro alla morte misteriosa di alcuni del personaggi che abbiamo incontrato nel corso della nostra lettura ma... seriamente? Questa è la soluzione? 
Tra l'altro non la vedo particolarmente coerente con il resto della vicenda e come si era svolta sino a quel momento. Jim aveva seriamente rivalutato tutte le scelte fatte nel passato, le aveva rielaborate, era andato avanti, aveva chiesto scusa a chi doveva chiedere scusa e aveva perdonato chi aveva da perdonare. Quello era il grado di maturazione giusta perchè fosse pronto a fare il passo successivo, un avvicinamento ad April e, soprattutto, a Saymour c'era già stato. Cosa diavolo dovrebbe portare un uomo a tirarsi giù da una rupe per salvare la vita ai suoi cari? O meglio: in linea teorica questo sì, sarebbe quasi comprensibile volersi sacrificare per il bene di chi si ama, ma qua abbiamo a che fare con delle forze ultraterrene, nulla in grado di seguire delle regole logiche. Se quest'ombra porta avanti il proprio diabolico progetto di vendetta e vaga oltre ogni legge fisica e terrena da generazioni solo giungere al suo compimento, dovrebbe essere la morte di Jim a fermarla? Secondo quale principio? Tanto più se quest'ombra è già stata trasmessa una volta da suo nonno a lui, perchè non dovrebbe trasmettersi a suo figlio e continuare ad uccidere a destra e a manca?
Caro mio lettore, una cosa a questo punto della lettura te la devo dire: non essere scandalizzato dall'evenienza che queste mie parole possano averti svelato il finale. Ciò è potuto accadere solo se non hai ancora letto il libro ed è buona cosa sapere che l'ho fatto solo per darti modo di fuggire il più lontano possibile da esso.

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