Le domande di Brian - David Nicholls

Dopo aver letto “un giorno” ho impiegato anni a perdonare David Nicholls. O forse non l’ho ancora fatto, però ho deciso ti tirare giù dall’angolo più remoto della mia libreria quel che ne resta di un giorno ed ho deciso di dargli una seconda possibilità, con quello che in realtà è arrivato prima. Per mia fortuna (o per sua Sfortuna) DN non ha al suo attivo molti romanzi, da un lato significa che non sarà così difficile per me recuperare i ritardi, dall’altro porta al fatto che Lui non ha così tante possibilità per rimediare.
Le domande di Brian è la sua opera prima e… per quanto, almeno, non si è fatta odiare come il suo collega, un po’ mi ha lasciato basita. Anche se non so bene perchè.
Tecnicamente è un libro al quale non manca niente. David Nicholls, nonostante le mie ire, è uno che ci sa fare. Forse è proprio per questo che si è attirato le mie ire. Non posso dire che David Nicholls in questa occasione abbia sbagliato qualcosa. Il problema è il protagonista mi sta antipaticissimo. Ed è un problema, perchè Brian parla ininterrottamente, logorroicamente per tutto il romanzo senza lasciare spazio ad altri. Parla, parla, parla… ed ha un’opinione su ogni cosa. Anzi, peggio, ha qualcosa di inutilmente e noiosamente colto da dire su ogni aspetto delle proprie giornate. Piccolo secchione indisponente. Anzi, saccente.
Almeno fosse in grado di utilizzare tutta la propria saccenza per qualcosa di utile. Invece è egocentrico, egoriferito, a tratti egoista e presuntuoso… ed anche un babbeo. Nel profondo del proprio animo.
Classico ragazzetto di provincia, 19 anni e già convinto di aver capito tutto dalla vita. Lascia il suo paesello sfigato alla periferia inglese per andare al college… probabilmente la circostanza di essere stato bravo a scuola ed aver letto qualche libro in più rispetto alla media dei suoi coetanei gli ha fatto credere di essere un individuo dalle doti particolari e dall’intelligenza sopra la media. Arriva al college e non è altro che un brufoloso 19enne come tutti gli altri.
Il professore di letteratura inglese gli dice di abbassare la cresta e tornare a studiare con un po’ d’umiltà, ma non lo accetta. Si innamora della ragazza più bella del college (con la quale ogni futuro mi pare chiaramente inutile da sperare) e non si accorge neanche della molto più umile Rebecca, che cerca le sue attenzioni. Dulcis in fundo tutta la sua stupidità nel momento in cui finalmente arriva ad University Challenge (a quanto pare la massima ambizione nella vita). No vabbè: io odio Brian, non ci posso far niente. Però questo credo significhi che in fondo è un bel libro. Se Brian fosse stato uno sciapo personaggetto in mezzo a tanti mi sarebbe stato indifferente. Credo.

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