Benvenuto presidente!

Mettiamola così: quelli di benvenuto Presidente ci hanno provato. Forse non ci sono riusciti, ma forse l'importante non è partecipare?
Andiamo per ordine. La storia: in sintesi quella di un disgraziato gruppo di politici e politicanti italioti che, nel combinare le peggio castronerie in fase di elezione del Presidente della Repubblica, involontariamente eleggono un cittadino qualsiasi. Anzi, non proprio uno qualsiasi: un Giuseppe Garibaldi che, per una simpatica circostanza di omonimia e beffarda coincidenza degli astri, da modesto bibliotecario di montagna si vede costretto a trasferirsi a Roma per ricoprire il ruolo più prestigioso di tutti. In fin dei conti, messi come siamo messi di questi tempi, probabilmente la storia è anche molto meno surreale di quanto gli autori non si fossero immaginati all'inizio.
Nel cast alcuni degli attori migliori del panorama italiano: Beppe Fiorello e Cesare Bocci che, insieme a Massimo Popolizio (sinceramente a me sconosciuto fino a ieri), interpretano i capogruppo parlamentari che tutto orchestrano, tutto muovono e tutto intendono distruggere con la sola imposizione delle mani. Nelle intenzione quella di essere i tre capogruppo di tre diverse fazioni in costastro fra loro ma, come nelle migliori delle tradizioni, tra destra, centro e sinistra non è che alla fine dei conti ci sia tutta questa differenza. Ancora nel cast Kasia Smutniak, straordinariamente convincente nei ruoli che interpreta, sin da tempi non sospetti, Remo Girone ma anche Piera degli Espositi, Pupi Avati, Lina Wertmüller e molti altri volti celeberrimi tra le comparse. Protagonista è Claudio Bisio, scelta sulla quale io avrei personalmente meditato un po' di più: mai l'ho ritenuto particolarmente adatto in qualunque ruolo al di fuori del palco di Zelig ma, se Mediterraneo di Gabriele Salvatores ha pure vinto un Oscar non è che posso mettermici io qua a fare le pulci. 
Il tema principale, in sostanza, è quello della satira politica e per questo credo che sia piaciuto fin troppo vincere facile. Bonci bonci bo bo bo. Perchè la satira politica piace a tutti. Soprattutto se infarcita di luogi comuni, di invettive alla classe politica e davanti al miraggio della legalità. Facciamo un attimo attenzione al fenomeno di Beppe Grillo: all'inizio ha battuto la concorrenza a mani bassi banalmente sostenendo che i propri candidati fossero, quantomeno, onesti. Poi però si è capito che l'incompetenza non va a braccetto con l'illegalità: si può essere anche perfettamente onesti ma vispi come i tacchi delle scarpe. Probabilmente per far parte della classe politica ci vuole qualcosa in più. 
E' a questo qualcosa in più deve anche aver pensato il povero Giuseppe Garibaldi quando è stato trascinato a Roma dai tre simpatici politicanti da strapazzo, nella speranza che cedesse alle loro lusinghe e permettesse loro di compargli con facilità le sue dimissioni spontanee. Spontanee ed in tempo per ricominciare da capo con il sottile gioco di equilibri politici, di magheggi e delle altre corbellerie. Davanti a tanta corruzione nello spirito e nell'animo il povero bibliotecario, con la passione per la pesca, ne deve essere uscito evidentemente frastornato ed inorridito... tanto che alla fine ha deciso di non rinunciare ad un accidente e tentare di fare, in qualche modo la differenza. 
Parte a questo punto la Presidenza di uno di noi, del cittadino comune, quello non abituato a certe regole ed a certi meccanismi. Quello che cade facilmente nell'ingenuità e nella gaffe, rischiando seriamente di inciampare nella trappola di quelli che, se non riescono a combattere il nemico, tentano di ricoprirlo di fango. Abbiamo a che fare con una vera e propria macchina del fango, messa in moto dai tre ben noti personaggetti che, da sinistra, da destra e dal centro, tentano in ogni modo possibile di affossare il nemico. Questa operazione non risulta però facile quando la persona che ci si trova davanti, in primo luogo, non ha vissuto la sua intera esistenza con la necessità di infilare scheletri nell'armadio al solo fine di nascondere quelli che già vi si trovavano all'interno. In secondo luogo, diventa ancora più difficile quando il proprio nemico non gioca allo stesso gioco, non ci si mette nemmeno: combatte altrove le proprie battaglie, promuovendo le giuste cause, facendo leva sulle giuste problematiche ed ignorando sino all'ultimo la colata di melma che gli sta arrivando sulla testa. 
Ed è così che in effetti ci troviamo anche noi spettatori a credere in chi decide di non firmare una legge se questa non è chiara e comprensibile, a tifare per quel Presidente che mette il buon senso davanti alle strategie di potere, che rispolvera le proposte di legge abbandonate sul fondo di uno scantinato per mero opportunismo e che ingenuamente si stupisce davanti alla presa di coscienza della quantità di denaro quotidianamente sprecato, non risparmiato o sperperato, tenendo presente la crisi economica che attanaglia la maggiorparte dei cittadini. Solo che ad un certo punti i nodi vengono al pettine ed il Nostro grande Presidente non è che sia stato all'altezza delle aspettative.
Viene fuori, come se fosse una denuncia sociale, che i poteri forti dello stato non sono tanto i politici, quanto tutti quelli che ci stanno dietro. Che non sono tanti, ma ben informati. Hanno le mani ovunque, tutto smuovono e tutto creano, all'occorrenza. Quando proprio non c'è nulla di da smascherare. Sono quelli che se non hai uno scheletro nell'armadio con il quale ricattarti e renderti manleabile al loro volere, uno scheletro in quell'armadio ce lo mettono loro.
Una volta smascherati chi sono realmente questi soggetti e quali oscuri segreti nascondono il gioco sembra essere facile: prendere l'intera classe politica ed obbligarla ad andare a casa, semplicemente rivelando al pubblico, riempendoli di vergogna davanti al loro stesso elettorato perchè si inventino qualcos'altro per poter tirare a campare fino alla fine dei loro giorni. Non sembra una cosa così difficile. Eppure lui, lo stesso Giuseppre Garbaldi che, una volta diventato Presidente della Repubblica ha negato una piccola raccomandazioncina al proprio figliolo prediletto e si è finto scandalizzato ogni volta che ha sentito odore di favoritismi nell'aria, all'improvviso si dimostra non certo meglio di loro. E me la si vuol anche far passare che, in fondo, resta uno differente, resta uno con una morale: ha bruciato tutti i fascicoli relativi alle persone a lui care, però si è anche dimesso immediatamente. Gli altri si sarebbero saldati al seggiolino piuttosto che dimettersi. Ma non è così che funzionano le cose. Perchè se vuoi essere diverso e scandalizzato davanti a tanta corruzione fai la cosa giusta sin dall'inizio. 
Anche perchè la storia della nazione in cui viviamo parla chiaro: non ha assolutamente senso confessare di essere anche lui un po' marcio in fondo in fondo, ma solo perchè gli sono state toccate le persone più importanti della sua vita, certi che le nefandezze venute a galla sugli altri siano peggio. Perchè nefandezze ben peggiori sono già state affrontate e dimenticate senza alcuna conseguenza. E poi per cosa? Perchè una volta compiuto il gesto da cavalliere errante la bella Principessa è tornata al castello con le migliori intenzioni. Come se volessimo dimostrare per forza che, in fondo in fondo, a cuor non si comanda e che siamo pur sempre italiano. Che l'onestà ci riesce difficile e quando siamo messi sotto pressione l'istinto primario esce fuori. Io credo che il finale di questo film mi avrebbe decisamente deluso di meno se per una santa volta, anche se è solo un film, anche se è solo una commedia, il protagonista fosse riuscito a fare la cosa giusta nel momento in cui era giusto farla. E che alla bella Jenis, ligia a tutto il suo ben amato protocollo e alle sue regole di comportamento, non risultasse troppo difficile comprenderlo e, magari, fosse riuscita comunque a tornare tra le braccia del proprio amato. E poi, comunque, vada, ancora per una volta, che è un filmetto, è una commedia, nulla di impegnativo, solo qualcosa di leggero: ma per essere una commedia non è che faccia proprio sbellicare dalle risate. Diciamo che è carino, godibile ma non è proprio uno di quei film che consiglierei al mio possimo. Si aggiunga pure l'indignazione finale.

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