Non buttiamoci giù

E' verità universalmente riconosciuta che i libri siamo sempre meglio dei film che se ne traggono... ma la domanda è: perchè? Perchè non si possono fare dei bei film?
Non dovrebbe essere necessario neanche chissà quale sforzo di partenza... esuste già un libro fatto bene. Non è necessario un grande talento: basta solo non rovinare tutto!
Che poi è esattamente quello che è successo con non buttiamoci giù. Il film.
Le basi di partenza perchè ne uscisse un buon film c'erano tutte: c'era la storia: il libro, i personaggi erano già lì. Non c'era bisogno di inventarsi nulla. Loro, le loro personalità e le loro dinamiche, erano già tutte state raccontate da Nick Hornby. C'erano Pierce Brosnan, 007, mica un cialtrone qualunque, Aaron Paul, direttamente dai fasti di Breaking Bad, Toni Colette, anche lei già vista in Hostages, Londra sullo sfondo e l'unico limite dato dalla fantasia. In realtà la storia è stata smembrata, ricompattata in maniera non uniforme, alterata e banalizzata. Ecco in sostanza quello che in non buttiamoci giù non va affatto bene.

1. Eccesso di dramma. Il film ha un costante filo drammatico... di cui nessuno capisce il motivo. Le ragioni sono chiare. Noi conosciamo i nostri quattro protagonisti sul tetto di un palazzo (e nessuno ci spiega perchè erano proprio tutti lì, perchè sul quel palazzo, visto che non si parlava più di una casa dei suicidi) sappiamo che si vogliono ammazzare, di un paio abbiamo maggior consapevolezza che degli altri ma, se non per qualche cenno tirato fuori qua e là, per caso, nel corso del film quasi non abbiamo idea del perchè vogliano farlo. Quindi siamo in costante ansia... senza un pechè. Che poi sarebbe bastato solo per un attimo andare a leggersi il libro per capire che, nell'intento originario, questa atmosfera drammatica non c'è. 
2. Che fine ha fatto la caratterizzazione dei personaggi? Ognuno di loro, nel libro, è un condensato di emozioni contrastanti. Così sottilmente raffigurati nella loro psicologia da poter capire l'esatta entità dei loro sentimenti, il dramma che li porta la notte di Capodanno sul tetto, quella parte ancora attaccata alla vita che li porta a scendere per dare la caccia a Chad. Prendiamo il caso di Maureen: è stanca, disperata, prosciugata in ogni sua energia dal troppo amore che la lega al figlio Matty. Sa che l'unica cosa che potrebbe farla stare bene per davvero sarebbe la sua morte e per il solo fatto di riuscire a pensare una cosa del genere ha voglia di morire lei stessa. Non sono persone che odiano la vita, la amano fin troppo da rendersi conto che quella che stanno vivendo non è una bella vita... ed è per questo che la vogliono far finita. Nel momento stesso in cui Maureen, anche grazie al suo nuovo gruppo d'amici, riesce a trovare un solo spunto in più, nelle sue giornate, per rendere quella vita un po' più sopportabile, ed un po' meno opprimente occuparsi dell'amato Matty, ecco che non sente più il bisogno di suicidarsi. Ma è un processo che si è andati ad affrontare, non che scende e... vabbè! E' andata così.
3. Momenti presi a casaccio e messi insieme come un puzzle informe. Se posso anche arrivare a tollerare che in un film, certi attimi, non li si prenda neanche in considerazione giusto per non farla troppo lunga o per rendere più dimanica la vicenda, quello che invece non capisco è perchè prendere certe cose, certi eventi, che nel libro sono stati dette\vissuti da un personaggio, nel film sono passati ad un altro. Seguendo il ragionamento delle quattro persone \ personalità differenti mi sembra ovvio che se una cosa la dice uno di loro ha un senso... se la dice un altro avrà certamente una diversa sfumatura o interpretabilità. Così come gli eventi: perchè prendere le stesse cose che sono state raccontate nel libro secondo un certo arco temporale e riproporle alla rinfusa?
4. Alla ricerca della battuta d'effetto. Le basi della storia sono quelle che già sappiamo: i quattro tizi che si incontrano sul tetto, vogliono ammazzarsi, anche se nel film non lo dicono espressamente, ma lo diamo per scontato ed andiamo avanti con la storia... poi a metà film ti spunta lei, Jess, che non sarà un genio neanche nel libro ma nel film arriva a livelli di stupidità che la mente umana non riesce neanche ad immaginare che guarda JJ, fresco di rivelazione di non avere per davvero una malattia terminale, e gli dice: ah! Ma allora non stavi solo consegnando pizze? No, aspetta, ma allora fin qua come ci siamo arrivati?
5. La banalità. Banalità nella trama. Ogni movimento, ogni scelta, ogni decisione viene ridotta al minimo sindacale, spesso non viene spiegato cosa ci sia sotto, altre volte li vediamo muoversi come in preda ad un raptus. Vedi ad esempio la vacanza che decidono di compiere tutti insieme: banalizzata allo stremo, non più comune decisione di donare qualcosa che possa ridare a Maureen la voglia di vivere, portandola alla scoperta di tutte quelle piccole cose che nella vita non si era mai concessa, trasformata banalmente in una fuga dai giornali di gossip che li inseguono come se in tutta inghilterra non ci fosse altro di cui parlare. E via così, spazzata via in un solo gesto tutta l'analisi interiore dei propri desideri.
Banalità nella soluzione. Alla fine, nessuno ha più voglia di ammazzarsi. Punto. Ma nessuno sa perchè. Martin recupera un'inesistente rapporto con la figlia inesistente anch'essa sino ad un attimo prima, come se in fondo non fosse ancora lo stesso uomo che si è portato a letto una quindicenne ed è finito, senza colpo ferire, in galera, con tutte le conseguenze coniugali e familiari che ne sono derivate. Maureen ha visto il figlio quasi sul punto di morte... e chissà perchè questo la dovrebbe aver aiutata a ritrovare la forza. Jess e JJ hanno trovato loro stessi reciprocamente. Senza affrontare quello che nel loro passato non andava bene. Senza affrontare quello che li aveva portati su quel tetto.

6. La love story. Perchè se hai due attori discretamente carucci nel cast, non puoi proprio fare a meno di non vedere in loro una qualche attrazione sentimentale\sessuale che si rispetti. Questo dev'essere più o meno il settimo o l'ottavo comandamento della cinematografia internazionale. Che tra JJ e Jess (quelli del film) ci fosse un qualche legame particolare lo abbiamo incominciato a vedere più o meno a metà film... ma probabilmente abbiamo pensato tutti di aver preso un abbaglio. Più in là ancora qualche accenno ma abbiamo fatto finta di niente. Quindi siamo arrivati al gran finale e lì... beh! Non c'è più nessuno che medita di lanciarsi da un palazzo, che vuoi fare? Lo tieni ancora segreto?
Ovviamente tutto questo mi disturba. Profondamente. Perchè ancora una volta non si è capito un accidente di quello che doveva essere il messaggio, quello che il libro voleva dire e, ad essere onesti, non mi sembrava neanche che ci volesse un chissà quale genio a capirlo. Il punto in questione è che i quattro protagonisti non avessero niente in comune: niente di niente, ma che riuscissero a fare gruppo, a supportarsi e inaspettatamente ad aiutarsi ad uscire dal momento di crisi. Loro sono una band, sono una gang, sono un gruppo unito, una famiglia: il sottile filo romantico non c'entra. Non era questo il punto.

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